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2 PARTE Chi impara a credere impara ad inginocchiarsi

Osservando più attentamente possiamo distinguere tre atteggiamenti strettamente imparentati tra di loro. Il primo di essi è la prostratio: il distendersi fino a terra davanti alla predominante potenza di Dio; soprattutto nel Nuovo Testamento c’è, poi, il cadere ai piedi e, infine, il mettersi in ginocchio. I tre atteggiamenti non sono sempre facili da distinguere, anche sul piano linguistico. Essi possono legarsi tra di loro, sovrapporsi l’uno all’altro.

Per ragioni di brevità vorrei citare, a proposito della prostratio, due testi, uno tratto dall’Antico Testamento, l’altro dal Nuovo.

Vivere l’Eucaristia con Maria

Agli inizi del terzo millennio Giovanni Paolo II ha proclamato un anno mariano, l’anno del Rosario (2002-2003). E subito dopo ha indetto un anno eucaristico (2004-2005). La sequenza cronologica ricorda un’antica e sempre valida tradizione che si condensa in questa frase: per Mariam ad Iesum.  Attraverso Maria arriviamo a Gesù. La spiritualità cristiana ha per sua natura una chiara impronta mariana, come ricordava Paolo VI: “Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani, cioè dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù, e che apre a noi la via che a Lui ci conduce” (24 aprile 1970).

Se dunque vogliamo alimentare il nostro amore per l’Eucaristia, e se vogliamo vivere in pienezza la celebrazione, dobbiamo passare attraverso Maria. Permettetemi perciò di darvi alcuni suggerimenti, semplici e concreti.

La preghiera del Rosario, che in tante chiese precede la celebrazione eucaristica, non è solo un gesto devozionale (comunque gradito a Dio) ma ha un autentico valore teologico. È sempre bene, anzi è doveroso, prepararsi alla celebrazione invocando la Vergine, anche solo attraverso una semplice ma convinta Ave Maria.   La preghiera dell’Angelus prima della Messa, anche in quella serale, è molto adatta perché ricorda il legame tra l’incarnazione del Verbo e la celebrazione eucaristica. La Messa, infatti, è il visibile prolungamento di quell’unico mistero che l’evangelista presenta con queste

1 PARTE

Chi impara a credere impara ad inginocchiarsi

tratto da Joseph RatzingerIntroduzione allo spirito della liturgia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2001, parte IV - Forma liturgica, cap. II – Il corpo e la liturgia, n. 3 - Atteggiamenti, pp. 181-190.





Atteggiamenti
Inginocchiarsi (Prostratio)

Vi sono ambienti, che esercitano notevole influenza, che cercano di convincerci che non bisogna inginocchiarsi. Dicono che questo gesto non si adatta alla nostra cultura (ma a quale, allora?); non è conveniente per l’uomo maturo, che va incontro a Dio stando diritto, o, quanto meno, non si addice all’uomo redento, che mediante Cristo è divenuto una persona libera e che, proprio per questo, non ha più bisogno di inginocchiarsi.