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Ci scrivono e noi pubblichiamo

Non Servirà cari amici prendersela con la povera Debora; altri prima di Lei hanno visto e testimoniato tuttavia la storia si ripete e noi dobbiamo ricordare per non dimenticare....
La Vergine, il peccato, la distruzione

Non ho idea se sia un fake, quella foto che lunedì e martedì campeggiava su tutti i giornali cartacei e online. È la foto iconica di questo pazzo momento della storia del creato: un fulmine che scendeva verticale sopra San Pietro. Un’immagine incisiva, talmente perfetta che sintetizzava la notizia e la rilanciava oltre, nella pura suggestione, nelle emozioni più primordiali dell’uomo davanti al mistero: la paura dei tuoni, dell’ira del cielo, quello che per alcuni è il motore che spinge l’uomo verso la religione: Zeus, Thor, Set, Mulungu... Nei tempi dei pagani, i lampi erano un buon motivo per dedicare un po’ di tempo alle cose spirituali...

Anche nei giorni dell’empietà totalizzante, l’ira di Dio fa ancora effetto? Forse sì. Malgrado i pompieri spuntati un po’ ovunque, della gravità del momento si sono accorti tutti. Un amico, un giovane saggista cattolico piuttosto noto in ambito nazionale, mi ha confidato al telefono di invidiarmi perché non ho figli. «Non ho idea in che mondo vivranno i miei». Per una volta, non pareva la classica sparata lamentosa sulla degenerazione secolare del mondo. Questa volta ho sentito nella sua voce la paura vera.

Massimo Introvigne ha scritto, con la consueta delicatezza, che viviamo tempi «tecnicamente apocalittici», raddrizzando però subito il tiro e parlandoci del senso greco della parola Apocalisse, che come noto significa “rivelazione”. Poi però riporta interi passaggi delle profezie di Ildegarda Von Bingen:

«Ero nascosta nel cuore del Padre – dice Nostra Signora a Santa Ildegarda – finché il Figlio dell’uomo, concepito e partorito nella verginità, sparse il suo sangue. Con questo sangue, quale sua dote, mi ha preso come sua sposa. Le stimmate del mio sposo rimangono fresche e aperte, finché sono aperte le ferite dei peccati degli uomini. Proprio questo restare aperte delle ferite di Cristo è la colpa dei sacerdoti. Essi stracciano la mia veste poiché sono trasgressori della Legge, del Vangelo e del loro dovere sacerdotale. Tolgono lo splendore

al mio mantello, perché trascurano totalmente i precetti loro imposti. Insudiciano le mie scarpe, perché non camminano sulle vie dritte, cioè su quelle dure e severe della giustizia, e anche non danno un buon esempio ai loro sudditi» (1).

Il tradimento dei sacerdoti emerge in tante altre profezie emerse più o meno marginalmente in questa ultima settimana. Garabandal, per esempio. O La Salette. Alla veggente Melania, quel 19 settembre 1846, la Madonna disse:

«Melania, quello che adesso ti rivelerò non dovrà restare per sempre un segreto, nel 1858 potrai renderlo noto. I preti che sono i servi di mio Figlio, proprio loro con la vita dissipata e la cupidigia di denaro, renderanno possibile la manifestazione dell’ira dell’Onnipotente. Gli uomini consacrati e i preti rimettono mio Figlio di nuovo sulla croce. A causa del comportamento degli abitanti della Terra sarà chiamata l’ira del Padre del Cielo. I capi di stato e dei popoli hanno dimenticato la preghiera e la penitenza, il demonio sarà richiamato da queste stelle divenute oscure e piene di errori. L’umanità si trova alla vigilia di tristi avvenimenti e dei castighi più pesanti. La Chiesa vivrà una crisi molto profonda. Sarà il tempo delle tenebre. La sacra fede in Dio cadrà nella dimenticanza, l’uomo senza Dio perderà l’amore per tutte le cose e ognuno vorrà essere capo di tutti gli altri. Ne seguirà una crisi senza fine con violenze e arroganze di ogni tipo. Si avvicina questo tempo in cui si vedrà solo trionfare l’impero della sopraffazione e degli assassini, dell’odio e della menzogna, ognuno cercherà solo il proprio egoistico profitto. Non ci sarà più amore per la famiglia e la patria. Il Santo Padre soffrirà molto. Ma io sarò accanto a lui e accoglierò i suoi sacrifici. Il trionfo del male non sarà assicurato per sempre (...) Le stagioni cambieranno, l’atmosfera anche; l’acqua e il fuoco provocheranno terribili terremoti e grandi distruzioni, montagne e città cadranno. Le stelle e la luna non avranno più la forza di risplendere. Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’anticristo. I demoni dell’aria produrranno fenomeni prodigiosi nell’aria e sulla terra. Gli uomini diventeranno sempre peggiori. Ma Dio si occuperà sempre dei suoi più fedeli servitori e degli uomini di buona volontà (...) “Il Salvatore del mondo”,
come si farà chiamare il principe delle tenebre, emergerà dall’abisso apertosi nella terra. Egli si vorrà innalzare superbo nell’aria e protendersi verso il cielo. Ma conoscerà l’alito dell’Arcangelo Michele e ne verrà soffocato. Ricadrà sulla Terra e verrà risucchiato per sempre nell’eterno abisso dell’inferno con i suoi accoliti. Poi acqua e fuoco purificheranno la Terra e tutto sarà rinnovato. Solo allora Dio sarà servito e onorato».

Parole che risuonano potenti in questi giorni di tenebra. Anche a La Salette, la Madonna ha parlato di un clero pervertito, corrotto, di una contaminazione maligna che arriva sino ad occupare il centro della Cristianità...

Segni nel cielo: tanti, grossi, oggi


Non ho mai prestato troppa attenzione alle sirene apocalittiche. Perché so bene quale fascino possa avere l’idea della fine del mondo. Lo si vede nelle migliaia di sette protestanti americane, lo si vede, sempre in America, nei survivalist e nella loro paranoia permanente, l’ho studiato in casi patologici ed esiziali come quello di Aum Shinrikyo, la setta giapponese che nel 1995 mise il gas nervino nella metro di Tokyo per ammazzare una dozzina di milioni di persone che vivono nella conurbazione tra Chiba-Tokyo-Yokohama: nella attiva fantasia del guru Shoko Asahara, la mega-strage avrebbe innescato una guerra termonucleare globale.

L’apocalisse fa vendere giornali e libri, sì. Bisogna tenersene a distanza, ho sempre pensato, e tutto sommato lo penso ancora. «Non immanentizzare l’escathon», è la regola aurea formulata dal filosofo della politica Eric Voegelin. Non portare la fine del mondo nel discorso concreto. Più ancora di Voegelin, voglio ascoltare le parole del Maestro: «Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora» (Mt 25,13).

Era da tempo però che volevo scrivere qualcosa su Akita. L’ultima apparizione convalidata dalla Chiesa, avvenuta incredibilmente in questa prefettura del Giappone settentrionale, non lontana dagli epicentri dei terremoti che sconvolsero il Sol Levante due primavere fa. A redigere il documento di approvazione della venerazione della Santa Vergine di Akita fu, nel 1984 e nel 1988, il Cardinale Ratzinger.

Come tanti altri articoli (ed anche un libro...) che stavo preparando, anche questo è finito per disintegrarsi nella mia mente dopo l’abdicazione di Papa Ratzinger. Disarmato, impaurito, arrabbiato – come tutti – avevo sì pensato alle tremende parole di Nostra Signora a Suor Agnese Sasagawa, ma senza l’idea di voler condividere i miei pensieri, ossia scriverne un po’.

Poi è successo qualcosa che mi ha fatto cambiare idea. A Čeljabynsk, come noto, venerdì 15 febbraio, metropoli russa oltre gli urali, nei dipressi della frontiera col Kazakistan, si è registrata una pioggia di meteoriti. Le immagini che circolano su Internet sono al limite della fantascienza: bolidi di fuoco che solcano il cielo, abbagliano gli occhi e cambiano le ombre a terra. Poi, boati incredibili, una vibrazione che spacca i vetri e fa scattare tutti gli allarmi, la gente che si riversa in strada terrorizzata, e l’unica cosa che può vedere è una strana striscia vaporosa nel cielo. Cose che si erano viste solo nei film.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=90Omh7_I8vI


Dapprima, ho pensato ad uno scherzo, ad un altro fake. Non sono mancati casi del genere che partono da materiale russo: la scarsa possibilità di approfondire dovuta alla barriera linguistica e culturale che pongono le cose russe aiutano i bontemponi che si dedicano alle bufale web. C’era il caso, qualche tempo fa, dei “rumori apocalittici” udibili in alcune città del mondo, fra cui l’Ucraina (2).

Di fatto, uno dei primi video andati sul web, e rilanciati erratamente dai TG della TV nazionale russa (3), era un semi-fake: vediamo un cratere in fiamme, e ci viene detto che è il sito di impatto del meteorite. In realtà si tratta solo della famosa Darvaza, la “bocca dell’Inferno”, un pozzo di gas nel deserto del Karakum, in Turkmenistan, lasciato perennemente in fiamme dopo un tentativo di sfruttamento andato a male (in Turkmenistan il gas è gratis: si dice che alcuni turkmeni tengano perciò i fornelli sempre accesi, perché invece i cerini hanno un costo) (4).

Poi ho sentito una conoscente che è proprio di Čeljabynsk, e ho visto che era davvero preoccupata. Mi ha parlato dei tanti feriti, e già questa cosa mi ha colpito come una relativa novità: quante altre volte un meteorite è caduto facendo danni del genere? Intanto, su Russia Today – odiernamente, la fonte più attendibile su ogni argomento – già scorrevano immagini pazzesche.

Mi si verrà a dire che non è un evento così eccezionale. I “pompieri”, cioè quanti ora stanno facendo di tutto per relativizzare la faccenda e scongiurare ogni prospettiva trascendente, sono lì a sciorinare i precedenti raccolti da Charles Fort (un cultore di fenomeni fuori dall’ordinario) un secolo fa. Perché tanto scandalo, mica è una cosa inedita, ci dicono: anche la pietra nera alla Mecca forse è un meteorite, così come anche i dinosauri ne hanno – secondo certe teorie – visto uno di particolarmente corposetto.

Certo, non è la prima volta per i sudditi dello Zar, pensiamo magari del meteorite che incenerì ettari di foresta siberiana a Tunguska nel 1908 (quanti romanzetti, quante pellicole hanno tratto ispirazioni da quel misterioso evento...). Del resto, la Siberia è immensa, può capitare che ci caschi un meteorite, no?

E i tanti, incredibili filmati di questa lacrima di fuoco scesa sull’Oblast’ di Čeljabynsk, sono un effetto collaterale del traffico russo. Proprio così: in Russia, vista l’imperante maleducazione stradale di alcuni, è buona norma viaggiare in auto solo se muniti di telecamera che riprende tutto quel che succede, dimodoché se si ha un incidente, è più facile evitare una infinita rissa tra automobilisti, assicuratori ed avvocati. Un effetto collaterale di questo costume audiovideo-stradale sono le decine di irresistibili filmati di incidenti russi che spopolano su YouTube (5). Non è un caso quindi, che esistano così tanti video di questo evento: siamo del resto nell’epoca in cui un telefonino che non può videoregistrare in seduta stante non è un telefonino.

Ho cercato di valutare tutto questo per rassicurarmi. Poi sabato mattina presto, qualcuno mi ha inviato un link ad un video di “stelle comete” anche a San Francisco.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=HLpTOc1i8_8





Non si vede un granché, a dire il vero, ma i media – molti – hanno parlato di tre segni di fuoco anche sopra la baia della città californiana. La cosa probabilmente mi ha toccato perché due mesi fa percorrevo proprio quella strada, e confesso che, per motivi “tecnici”, ho pensato alla biblica eventualità di una pioggia di zolfo che si abbatte sulla città di in questione (6).

Sono quindi tornato a guardare e riguardare le immagini di Čeljabynsk. Ho buttato via molto tempo, ho osservato fotogramma per fotogramma il brillìo di questa cosa che scende lenta dal cielo, il sibilo assordante, la coda di fuoco che brucia in cielo.

Torna alla mente quell’immagine, la pioggia di fuoco che si abbatte sull’umanità. Come un castigo biblico, solo aggiornato ad una massa di peccatori che coincide con l’intera umanità. Ho sentito dunque il bisogno di tornare alla storia di Akita, alle parole di nostra Signora in questa apparizione recente quanto misconosciuta, struggente quanto sconvolgente.

Sono tornato a cercare l’immagine della statua della Madonna di Akita, una effigie che ha quella inusuale, ineffabile bellezza artistica. Solo che qui c’è qualcosa di più severo, di terribile nell’espressione di quel volto. Voglio quindi raccontare questa storia, anche perché su Internet le fonti scarseggiano, ed anche in fatto di libri praticamente in Italia non si trova niente. Di pompieri forse ce ne sono già abbastanza. Serve rammentarci bene che dal paradiso può venire la pioggia di fuoco.

Nostra Signora della pioggia di fuoco


Katsuko Sasagawa nacque nel 1931 presso Niigata, città del’Honshu centrale, dall’altra parte del mare rispetto a Vladivostok. Sin da giovane fu malata. Neanche ventenne, subì un’appendectomia che la lasciò paralizzata: i medici avevano sbagliato qualcosa con l’anestetico. Il padre, cosa peraltro molto rara in una cultura priva di perdono e promotrice del kadaki (la “vendetta”), decise di accusare il personale medico. La cura di questa paralisi procurò alla ragazza e alla famiglia infinite altri operazioni e dolori negli anni a seguire.

Fu in quel tempo che Katsuko venne a contatto con una infermiera cattolica (all’epoca, negli ospedali andava così, perfino in Giappone) che la introdusse alla parola di Cristo. Katsuko consultò un monaco buddista, poi nella più profonda pace, si risolse alla conversione, ricevendo il nome di Agnese. Il suo corpo però è ancora molto fragile, e nel 1956 si ritrova in stato comatoso. Alcune suore venute da Nagasaki (come noto, la città più cattolica dell’arcipelago, teatro di sante e struggenti storie di martirio) le fanno avere dell’acqua proveniente da Lourdes. Non appena il liquido tocca le labbra, Agnese riprende conoscenza. Riavutasi, comincia a lavorare come catechista nella chiesa della vicina cittadina di Myōkō. Purtroppo, questa attività cessa quando il 16 marzo 1973 scopre di aver perso completamente l’udito. Oramai ufficialmente handicappata, la famiglia vuole che torni a casa, ma lei decide invece di entrare presso le Serve dell’Eucarestia a Yuzawada, un ordine di suore contemplative istituito vicino alla città di Akita da Mons. Jean Shojiro Itō, il grande vescovo di Niigata destinato a diventare parte integrante della rivelazione mariana.

Il 12 giugno 1973, alle otto e trenta, Suor Agnese apre il tabernacolo della cappella per l’adorazione eucaristica. All’improvviso, la suora viene investita da un bagliore fortissimo. La donna si prostra a terra: in cuor suo è convinta che si tratti di un evento soprannaturale, ma allo stesso tempo si chiede se si tratti invece di una allucinazione.

La sera del 5 luglio, mentre prega, sente sulla mano destra aprirsi una ferita a forma di croce, lunga 3 centimetri e larga 2. Pensa ad un graffio, anche se sente che la carne è incisa molto in profondità, come fosse stata punta da uno spillo. Alle 3 di quella stessa notte, ode una voce: «Non temere! Non pregare solamente a causa dei tuoi peccati, ma anche a riparazione di quelli di tutti gli esseri umani (...) Il mondo di oggi ferisce il Santissimo Cuore di Nostro Signore con la sua ingratitudine e le sue ingiurie. La ferita di Maria è molto più profonda della tua».

1 commento:

  1. Oración de Nuestra Señora de Todas las Naciones:
    "Jesucristo Hijo Ünico de la Vírgen María envía ahora Tu Espíritu, sobre la tierra , y has que sea liberada de la perversidad del hambre, el odio y de la guerra . Que la Señora de todos los Pueblos que un día era María sea nuestra Abogada." amén.

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