Il card. Sarah: “La Comunione? In bocca e in ginocchio”
Il Prefetto del Culto Divino,
il card. Robert Sarah, firma la prefazione di un libro in uscita oggi
che svela forzature e sotterfugi con i quali è stata concessa la
comunione sulla mano. “Perché ci ostiniamo a comunicarci in piedi e
sulla mano? Questa è una questione importante su cui la Chiesa di oggi
deve riflettere per favorire un ripensamento generale sul modo di
distribuire la Santa Comunione”. Come? Incominciando dall’Angelo a
Fatima fino a San Giovanni Paolo II e Santa Madre Teresa di Calcutta,
che la ricevevano in bocca e inginocchiati. La prefazione in esclusiva
per la Nuova Bussola Quotidiana.
Pubblichiamo
con il consenso dell’editore Cantagalli e dell’autore, ampi stralci
della prefazione al libro in uscita oggi di don Federico Bortoli — La distribuzione della comunione sulla mano. Profili storici, giuridici e pastorali — scritta dal Prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti, Cardinale Robert Sarah.
di Robert card. Sarah (22-02-2018)
La Provvidenza, che dispone sapientemente e soavemente tutte le cose, ci offre la lettura del libro La distribuzione della Comunione sulla mano, di don Federico Bortoli,
proprio dopo aver celebrato il centenario delle apparizioni di Fatima.
Prima dell’apparizione della Vergine Maria, nella primavera del 1916,
l’Angelo della Pace apparve a Lucia, Giacinta e Francesco, e disse loro:
«Non abbiate paura, io sono l’Angelo della Pace. Pregate con me».
(…) Nella primavera del 1916, alla terza apparizione dell’Angelo, i
bambini si resero conto che l’Angelo, sempre lo stesso, teneva nella sua
mano sinistra un calice, sul quale era sospesa un’ostia. (…) Diede la
santa Ostia a Lucia, e il Sangue del calice a Giacinto e Francesco, che
rimasero in ginocchio, mentre diceva: «Prendete e bevete il Corpo e
il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati.
Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio». L’Angelo si prostrò nuovamente a terra ripetendo con Lucia, Giacinta e Francesco ancora tre volte la stessa preghiera.
Certo, Gesù soffre per le anime dei
profanatori, per i quali ha versato quel Sangue che essi così
miseramente e crudelmente disprezzano. Ma Gesù soffre di più quando lo
straordinario dono della sua divino-umana Presenza eucaristica non può
portare i potenziali effetti nelle anime dei credenti. E allora si
capisce come il più insidioso attacco diabolico consista nel cercare di
spegnere la fede nell’Eucaristia, seminando errori e favorendo un modo
non confacente di riceverla; davvero la guerra tra Michele e i suoi
Angeli da una parte, e lucifero dall’altra, continua nel cuore dei
fedeli: il bersaglio di satana è il Sacrificio della Messa e la Presenza
reale di Gesù nell’Ostia consacrata. Questo tentativo di rapina segue a
sua volta due binari: il primo è la riduzione del concetto di ‘presenza
reale’. Molti teologi non cessano di dileggiare o di snobbare –
nonostante i continui richiami del Magistero – il termine
‘transustanziazione’. (…)
Vediamo ora come la fede nella presenza
reale può influenzare il modo di ricevere la Comunione, e viceversa.
Ricevere la Comunione sulla mano comporta indubbiamente una grande
dispersione di frammenti; al contrario, l’attenzione alle più piccole
bricioline, la cura nel purificare i vasi sacri, non toccare l’Ostia con
le mani sudate, diventano professioni di fede nella presenza reale di
Gesù, anche nelle parti più piccole delle specie consacrate: se Gesù è
la sostanza del Pane Eucaristico, e se le dimensioni dei frammenti sono
accidenti soltanto del pane, ha poca importanza quanto un pezzo di Ostia
sia grande o piccolo! La sostanza è la medesima! È Lui! Al contrario,
la disattenzione ai frammenti fa perdere di vista il dogma: pian piano
potrebbe prevalere il pensiero: “Se anche il parroco non fa
attenzione ai frammenti, se amministra la Comunione in modo che i
frammenti possano essere dispersi, allora vuol dire che in essi non c’è
Gesù, oppure c’è ‘fino a un certo punto’”.
Il secondo binario su cui si snoda
l’attacco contro l’Eucaristia è il tentativo di togliere dal cuore dei
fedeli il senso del sacro. (…) Mentre il termine ‘transustanziazione’ ci
indica la realtà della presenza, il senso del sacro ce ne fa
intravedere l’assoluta peculiarità e santità. Che disgrazia sarebbe
perdere il senso del sacro proprio in ciò che è più sacro! E come è
possibile? Ricevendo il cibo speciale allo stesso modo di un cibo
ordinario. (…)
La liturgia è fatta da molti piccoli riti
e gesti – ognuno di essi è capace di esprimere questi atteggiamenti
carichi di amore, di rispetto filiale e di adorazione verso Dio. Proprio
per questo è opportuno promuovere la bellezza, l’appropriatezza e il
valore pastorale di una pratica sviluppata durante la lunga vita e
tradizione della Chiesa, cioè l’atto di ricevere la Santa Comunione
sulla lingua e in ginocchio. La grandezza e la nobiltà dell’uomo, così
come la più alta espressione del suo amore verso il suo Creatore,
consiste nel mettersi in ginocchio davanti a Dio. Gesù stesso ha pregato
in ginocchio alla presenza del Padre. (…)
A tal proposito vorrei proporre l’esempio di due grandi santi dei nostri tempi: san Giovanni Paolo II e santa Teresa di Calcutta.

Santa Madre Teresa di Calcutta,
religiosa eccezionale che nessuno oserebbe trattare da tradizionalista,
fondamentalista o estremista, la cui fede, santità e dono totale di sé a
Dio e ai poveri sono da tutti noti, aveva un rispetto ed un culto
assoluto verso il Corpo divino di Gesù Cristo. Certamente, ella toccava
quotidianamente la “carne” di Cristo nei corpi deteriorati e sofferenti
dei più poveri dei poveri. Eppure, riempita di stupore e di rispettosa
venerazione, Madre Teresa si asteneva di toccare il Corpo
transustanziato del Cristo; piuttosto ella lo adorava e lo contemplava
silenziosamente, rimaneva per lungo tempo in ginocchio e prostrata
davanti a Gesù Eucaristia. Inoltre, ella riceveva la Santa Comunione
nella sua bocca, come un piccolo bambino che si lasciava umilmente
nutrire dal suo Dio.

Perché ci ostiniamo a comunicare in piedi
e sulla mano? Perché questo atteggiamento di mancanza di sottomissione
ai segni di Dio? Che nessun sacerdote osi pretendere di imporre la
propria autorità su questa questione rifiutando o maltrattando coloro
che desiderano ricevere la Comunione in ginocchio e sulla lingua:
veniamo come i bambini e riceviamo umilmente in ginocchio e sulla lingua
il Corpo di Cristo. I santi ci danno l’esempio. Loro sono i modelli da
imitare che Dio ci offre!
Ma come è potuta diventare così comune la
prassi di ricevere l’Eucaristia sulla mano? La risposta ci viene data,
supportata da una documentazione finora inedita, straordinaria per
qualità e mole, da don Bortoli. Si è trattato di un processo tutt’altro
che limpido, una transizione da quanto concedeva l’istruzione Memoriale
Domini al modo oggi così diffuso. (…) Purtroppo, come per la lingua
latina, come per una riforma liturgica che avrebbe dovuto essere
omogenea con i riti precedenti, una concessione particolare è divenuta
il grimaldello per forzare e svuotare la cassaforte dei tesori liturgici
della Chiesa. Il Signore conduce il giusto per ‘vie dritte’ (cfr. Sap
10,10), non per sotterfugi; quindi, oltre alle motivazioni teologiche
mostrate sopra, anche il modo con cui si è diffusa la prassi della
Comunione sulla mano appare essersi imposto non secondo le vie di Dio.
Possa questo libro incoraggiare quei sacerdoti e quei fedeli che, mossi anche dall’esempio di Benedetto XVI
– che negli ultimi anni del suo pontificato volle distribuire
l’Eucaristia in bocca e in ginocchio – desiderano amministrare o
ricevere l’Eucaristia in quest’ultimo modo, ben più confacente al
Sacramento stesso. Mi auguro ci possa essere una riscoperta e una
promozione della bellezza e del valore pastorale di questa modalità.
Secondo la mia opinione e il mio giudizio, questa è una questione
importante su cui la Chiesa di oggi deve riflettere. Questo è un
ulteriore atto di adorazione e d’amore che ognuno di noi può offrire a
Gesù Cristo. Mi fa molto piacere vedere tanti giovani che scelgono di
ricevere nostro Signore così riverentemente in ginocchio e sulla lingua.
Possa il lavoro di don Bortoli favorire un ripensamento generale sul
modo di distribuire la Santa Comunione; come dicevo all’inizio di questa
prefazione, abbiamo appena celebrato il centenario di Fatima e siamo
incoraggiati nell’attesa del sicuro trionfo del Cuore Immacolato di
Maria: allora trionferà anche la verità sulla liturgia.
*Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei SacramentiCliccare qui per la versione integrale della Prefazione.
(fonte: lanuovabq.it)
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