I"profeti di sventura"? Sono quelli veri! Respingerli è stupido - La scure di Elia
,
I
veri profeti, nella storia sacra, sono sempre stati inviati da Dio non
per illudere le masse o adulare i potenti, bensì per correggere gli uni e
le altre con severi ammonimenti e preannunci di castighi. Respingerli a priori
perché il loro dire non è piacevole o di buon gusto è semplicemente
stupido; stigmatizzarli, invece, perché incapaci di scorgere le promesse
dei tempi nuovi e di aprirsi a nuove pentecosti è sintomo di illusione –
Dio solo sa fino a che punto colpevole – e pericoloso pretesto per la
desistenza. Nella Chiesa, imbavagliare o isolare i veri profeti, come i
cardinali Siri e Ottaviani, ha causato lo sfacelo cui oggi siamo
costretti ad assistere; dato che i risultati mostrano la qualità delle
premesse, sarebbe ora di ammettere che ci si è sbagliati. Di pari passo
con la soppressione della profezia autentica (suffragata oltretutto dal
messaggio di Fatima, forse la più importante apparizione mariana della
storia), si sono spalancate le porte ai falsi profeti, latori di
menzogne ben camuffate che hanno spento la fede in milioni di cattolici,
inducendoli ad aderire in massa ad errori fino allora duramente
condannati dal Magistero. Sarà proprio il caso di continuare a
canonizzare i papi che hanno permesso questo?
Ma è evidente che
ormai, nella neochiesa, ogni criterio di verità o di opportunità è stato
bandito a favore di calcoli meramente politici, in virtù dei quali si
può usare qualsiasi mezzo – compreso il catechismo – per esercitare
pressioni nel senso voluto. L’impressione generale che ne riceve l’uomo
comune è che la Chiesa Cattolica, come qualunque altra istituzione
storica, può cambiare in tutto con l’evolversi dei tempi e delle
culture. Di conseguenza non c’è più nulla di definitivo: ciò che oggi è
ancora proibito, per effetto di un supposto ritardo o freno
politico-culturale, domani potrebbe non esserlo più; perciò ci si sente
fin d’ora autorizzati a violare il divieto e così la moralità, come
chiunque può osservare, va a farsi benedire, a livello pubblico e
privato. Di contro si fabbricano imperativi categorici del tutto assurdi
e inediti che creano però una mentalità, al punto che lasciar trapelare
anche la minima perplessità in proposito può far deflagrare reazioni
sconvolte…
Mi sembra doveroso, in questo contesto, esprimere
tutta la solidarietà a un governo che sta tentando di riprendere il
controllo di una nave lasciata in balìa degli stranieri. Com’era
prevedibile, la lobby massonica
internazionale si è scagliata contro di esso con tutti i mezzi: i
ricatti finanziari (come la rapida sospensione dell’acquisto di titoli
di Stato da parte della Banca Centrale Europea, che serve ad aiutare i
Paesi dell’Unione anziché a strangolarli), le diffamazioni mediatiche
(in cui la stampa “cattolica” si sta distinguendo con zelo luciferino),
gli attacchi della magistratura (che ha sempre chiuso entrambi gli occhi
sulle interminabili ruberie dei “compagni”), i naufragi a comando (se
non sono propaganda creata con immagini artefatte come quelle della
Siria), le pressioni internazionali (in cui Francia e Germania hanno
rasentato la crisi diplomatica). L’arma che ancora non hanno rimesso in
campo è quella dei disordini urbani scatenati dai centri sociali,
sciocchi esecutori – come tutta la sinistra – degli ordini emanati dai
padroni in doppiopetto.
C’è un intero Paese di cui riprendere
possesso: questo è il grande compito dell’ora presente; il resto sono
chiacchiere e fumo, che vanno semplicemente ignorati senza deflettere
dalla linea seguita. Una sola raccomandazione mi preme però far giungere
ai giovani intraprendenti che ci governano: non indulgete a non
necessarie dichiarazioni di principio o di opinione che sollevano
polveroni senza alcuna utilità, ma procedete silenziosamente nel lavoro
lasciando parlare i fatti. Altrettanto dovete evitare che le vostre
divergenze interne diventino pubbliche, ingigantendosi e screditando la
vostra compagine: cercate di risolverle in modo discreto fra voi,
astenendovi da confidenze giornalistiche che vengono poi utilizzate per
attaccarvi. In questa apparente libertà di comunicazione (che ci
sommerge piuttosto di pareri discutibili e dubbie informazioni,
impedendo spesso, in realtà, uno scambio serio e profondo) siamo tentati
di lanciare continuamente messaggi, commenti e cinguettii su tutto e su
tutti, come se il provocare reazioni portasse di per sé un qualche
beneficio.
Dobbiamo invece riapprendere l’ascesi del linguaggio,
basata sulla vigilanza e sul discernimento: imparare a parlare soltanto
quando serve davvero, tenendo conto delle conseguenze che avranno le
nostre parole; se si prevede facilmente un effetto deleterio o
controproducente, è meglio tacere. Non dobbiamo temere di essere meno
rilevanti se non si parla continuamente di noi o non si ripete da tutti
quanto diciamo: è la grande tentazione della società odierna, in cui ci
si crede efficienti in correlazione con la visibilità. Certo, la
pubblicità è essenziale nell’impostazione commerciale e consumistica che
ha ormai contagiato tutto il vivere sociale, compresa la politica; ma
una volta ottenuto il potere occorre gestirlo con prudenza per poterlo
conservare a lungo, senza esporlo alle trappole di un sistema mediatico
ancora in buona parte legato all’élite.
Fermare
l’invasione pianificata è il primo obiettivo da raggiungere, a dispetto
di qualsiasi minaccia esterna contro il governo eletto di uno Stato
sovrano. Per evitare l’isolamento in politica estera, è quanto mai
opportuno rafforzare i legami con la Russia, mantenendo al contempo
buoni rapporti con gli Stati Uniti, nella misura in cui il loro
Presidente sarà meno succube del genero sionista e riuscirà a rafforzare
la sua posizione rispetto al deep state
americano. Lo squilibrato stipendiato dai Rothschild che delira da
Parigi e la vecchia spia comunista che latra da Berlino, invece, vanno
rimessi fermamente al loro posto senza troppi complimenti, pur senza
offuscare la signorilità del nostro Presidente del Consiglio, la quale
li svergogna già da sola. Quei miserabili burattini, forse, non si
rendono neanche conto sul ciglio di quale burrone hanno trascinato il
continente con il loro smaccato servilismo verso il grande fratellod’oltreoceano.
Temo proprio che la soluzione del dramma sarà tutt’altro che indolore. Se l’élite
giudeo-massonica riesce a spingere la Russia allo scontro, l’Europa
sarà trebbiata un’altra volta. Nel marzo scorso il signor Putin, a mo’
di grazioso avvertimento, ha mostrato in conferenza-stampa i nuovi
armamenti di cui dispone il suo esercito: tutta una serie di missili
ultrasonici (così agili e veloci da non poter essere intercettati) che
posson trasportare multiple testate atomiche a diverse migliaia di
chilometri; ce n’è perfino uno a propulsione nucleare in grado di
continuare a girare intorno al pianeta per anni. Gli psicopatici che
dirigono la NATO pensavano di poterla spuntare con il cosiddetto first strike:
attaccare per primi lanciando una bomba atomica per poi difendersi
dalla ritorsione con lo scudo antimissilistico… Tempo scaduto, belli.
È
evidente, in ogni caso, che in un’eventualità del genere bisognerà
trovarsi dalla parte giusta. Non sarà certo facile cambiare fronte, con
le basi militari straniere che abbiamo sul nostro territorio; ma la
spregiudicata disinvoltura con cui il nostro Paese lo ha fatto più
volte, nel secolo scorso, potrebbe essere utilizzata, questa volta, in
modo più opportuno. Nel frattempo, in prospettiva, il governo dovrà
trovare il modo di mettere al sicuro i nostri risparmi, per la cui
portata siamo i secondi al mondo. Si lascerà che continuino ad essere
depredati da quelle misteriose entità (che già navigano nell’oro grazie a
droga, armamenti, prostituzione e traffico di esseri umani) che
attaccano le nostre banche e le nostre imprese più fiorenti per farle
fallire e poi comprarle per un tozzo di pane? È essenziale che una
popolazione, messa alla prova, sia in grado di aiutarsi da sé. In
conclusione, ci diano pure del profeta di sventura; è un mestiere che
facciamo nell’interesse di tutti.
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