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«Porteranno sulle loro spalle lo stendardo insanguinato della Croce»: ci sei anche tu tra loro?...

Così scrive San Luigi Maria Grignion de Montfort († 1716)[1] nel suo aureo Trattato della Vera Devozione alla Vergine Maria, individuando una caratteristica saliente dei cosiddetti Apostoli degli ultimi tempi ovvero quella gloriosa milizia chiamata da Dio, negli ultimi tempi, ad ingaggiare lo scontro finale contro il principe delle tenebre ed il suo regno di malvagità.

Il Santo di Montfort si è affermato nella Chiesa soprattutto per le sue opere mariane di cui l'assoluto capolavoro è costituito dal noto Trattato della Vera Devozione. Il grande santo francese, in quel testo che potrebbe essere definito la “Magna Charta” della devozione-consacrazione alla Vergine Santissima, sotto la mozione di una speciale grazia di intellezione e del carisma della profezia, vede i veri figli di Maria degli ultimi tempi e ne dipinge il ritratto, quali collaboratori più stretti e diretti di Lei nell'opera di contrattacco alle forze del male disgregatrici nel mondo e nella Chiesa.

La visione di tali Apostoli dovette suscitare nel Montfort il più vivo desiderio di vederli presto esistenti ed operanti se giunse a comporre, in un susseguirsi mozzafiato, una serie di ardenti invocazioni per impetrare da Dio la loro venuta, note sotto il titolo di Preghiera infuocata.

I misteri su cui si incardina la teologia e la spiritualità del Grignion sono due:

- la VERGINE MARIA, punto nodale dell'intera economia salvifica come Colei che ci ha donato il Verbo Incarnato, Salvatore del genere umano;

- IL MISTERO DELLA SANTA CROCE quale strumento eletto dall'eterna Sapienza per attuare il risollevamento dell'uomo soggiogato dal peccato, preda di Satana e del suo inferno eterno[2].

Questi due misteri, nel pensiero del Montfort, si trovano trasposti nella vita e nella missione degli Apostoli degli ultimi tempi da lui descritti ed invocati.

Della speciale relazione che deve intessersi tra costoro ed il mistero della croce-sofferenza, il Montfort ne parla in uno scritto sublime, di fuoco, composto nel 1714 a Rennes, durante un ritiro, per i membri dell'Associazione Amici della Croce da lui fondata a St. Similien nel 1708 ma che si estende ai testimoni e missionari degli ultimi tempi in modo ancora più proprio e veritiero.

Costoro, infatti, sono da Dio chiamati ad essere, per antonomasia, gli “osservanti” delle parole della Sapienza incarnata: «chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mt 16, 24):

«Prenda la sua croce! La sua! Sia egli uomo, sia donna - la donna rara, il cui “valore è ben superiore alle perle” e che la terra intera non riuscirebbe a pagare - prenda con gioia, stringa con ardore e porti con coraggio sulle spalle la propria croce: la propria, non quella di un altro. La sua croce!: quella cioè che la mia sapienza gli ha disposto “con misura, calcolo e peso”. La sua croce: quella di cui ho misurato io stesso, con molta precisione, le quattro dimensioni: spessore, lunghezza, larghezza e profondità. La sua croce, quella che io stesso ho tagliato con atto di amore infinito dalla croce che portai sul Calvario. La sua croce, che è il massimo dono che io possa fare ai miei eletti sulla terra. La sua croce: formata nello spessore da perdita di beni, umiliazioni, disprezzi, dolori, malattie e pene spirituali che, ogni giorno, fino alla morte, la mia Provvidenza gli va preparando. La sua croce, formata nella lunghezza da un determinato periodo di mesi o di giorni che lo vedrà oppresso dalla calunnia, o immobile su di un letto, o ridotto all'elemosina, o in preda a tentazioni, aridità, abbandoni, e altre pene dello spirito. La sua croce, formata, infine, nella profondità dalle sofferenze più nascoste alle quali io lo sottoporrò, senza che egli possa trovare conforto nelle creature che, anzi su mio comando, gli volteranno le spalle e, con me, lo faranno soffrire»[3].

Offro a questo punto un estratto significativo di questa bellissima Lettera agli amici della Croce che sarà di aiuto prezioso per meglio comprendere e vivere questo grande mistero, “scandalo per i Giudei” e “stoltezza per i pagani” ma, per i veri credenti, “potenza di Dio e sapienza di Dio” (cf 1 Cor 1, 23-24):

«Per sentirvi aiutati a soffrire nel modo giusto, abituatevi a meditare su queste quattro considerazioni:

a) Lo sguardo di Dio

Contemplate lo sguardo di Dio che, come un grande sovrano dall'alto di una torre, osserva un suo soldato nella mischia, con una espressione di compiacenza e di elogio per il suo coraggio. Che cosa guarda Dio sulla terra? Forse i re e gli imperatori assisi sul loro trono? Oh! spesso non li guarda che con disdegno. Guarda forse le grandi vittorie nazionali, o le pietre preziose; le cose insomma che la stima degli uomini ritiene grandi? “Ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio”. Che cosa dunque guarda Dio con piacere e gioia e chiede notizia agli angeli e agli stessi demoni? Guarda l'uomo che si batte per Dio contro la fortuna, il mondo, l'inferno e contro se stesso; l'uomo che porta gioiosamente la propria croce. Non hai visto la grande meraviglia che tutto il cielo contempla con ammirazione?, chiede il Signore a Satana. “Hai posto attenzione al mio servo Giobbe, che soffre per amor mio?”.

b) La mano di Dio

Considerate la mano di questo potente Signore. Essa permette ogni sciagura naturale che ci affligge, dalla più grande alla più piccola. La stessa mano che percosse e atterrò un esercito di centomila uomini, fa ora cadere la foglia dall'albero e un capello dal vostro capo. La mano che colpì duramente Giobbe, ora tratta voi dolcemente con il piccolo male che vi manda. La stessa mano di Dio forma il giorno e la notte, il sole e le tenebre, il bene e il male. E permette i peccati di chi ti ferisce: senza volerne la malizia, permette l'azione. Se dunque ti succedesse, come al re Davide, di imbatterti in un Simei che scagli contro di te imprecazioni e sassi, dì a te stesso: “non mi vendicherò; lo lascerò stare, perché il Signore gli ha comandato di agire così. So di aver meritato ogni sorta di oltraggi, e Dio mi punisce giustamente. Fermatevi, mio braccio e mia lingua; non battete, non proferite parole. Quest'uomo o questa donna che mi rivolgono insulto o mi fanno ingiuria, sono ambasciatori della misericordia di Dio che si vendica in via amichevole. Non irriterò la sua giustizia usurpando i diritti della sua vendetta, non ne disprezzerò la misericordia, resistendo ai suoi amorosi colpi di frusta, col rischio di vedermi rinviato, per la vendetta, alla nuda e cruda giustizia dell'eternità”. Osservate. Con una mano onnipotente e con somma saggezza Dio vi sostiene, mentre con l'altra vi colpisce; con una mano mortifica, con l'altra vivifica. Egli abbatte e solleva, e le sue braccia si estendono con dolcezza e con forza dall'inizio alla fine della vostra vita. Con dolcezza, perché non permette che siate tentati e afflitti oltre le vostre possibilità; con forza, poiché vi concede una grazia potente adeguata alla violenza e alla durata della tentazione e dell'afflizione. Con forza ancora perché -come Dio dice con l'animo della sua santa Chiesa- egli diviene per voi «sostegno sull'orlo del precipizio che vi si apre dinanzi; compagno sulla strada nella quale vi potreste smarrire; ombra nella calura che vi brucia; protezione contro la pioggia che vi bagna e il freddo che vi intirizzisce; carrozza nella stanchezza che vi opprime; soccorso nelle disgrazie che vi capitano; bastone nei passi sdrucciolevoli e porto nelle tempeste che minacciano di rovinarvi e di farvi naufragare».

c) Le piaghe e i dolori di Gesù Cristo crocifisso

Contemplate le piaghe e i dolori di Gesù Cristo crocifisso. Egli stesso vi rivolge l'invito: “Voi tutti che passate per la via spinosa e segnata dalla croce che io ho percorsa, considerate e osservate. Considerate con gli occhi stessi del corpo e con lo sguardo della contemplazione, se la povertà, la nudità, il disprezzo, i dolori e le solitudini cui siete esposti, sono simili ai miei. Guardate me che sono innocente e poi lamentatevi pure, voi che siete colpevoli!”.Anche per bocca degli apostoli, lo Spirito Santo ci raccomanda di contemplare Gesù Cristo crocifisso e di munirsi di questo pensiero, che è l'arma più penetrante e terribile contro tutti i nemici. Quando sarete assaliti da povertà, avvilimento, dolore, tentazioni e altre croci, armatevi di uno scudo, di una corazza, di un elmo, di una spada a doppio taglio e cioè del ricordo di Gesù Cristo crocifisso. Sta qui la soluzione di ogni difficoltà e la vittoria contro tutti i nemici.

d) In alto, il cielo; in basso, l'inferno

In alto guardate la bella corona che vi aspetta nel cielo, se portate bene la croce. La visione di questo premio sostenne i patriarchi e i profeti nella loro fede e nelle persecuzioni; animò gli apostoli e i martiri nelle loro fatiche e tormenti. Esclamavano i patriarchi con Mosè: “Preferiamo essere maltrattati con il popolo di Dio, per giungere alla felicità eterna con lui, anziché godere per breve tempo di un piacere colpevole”. Dicevano i profeti con Davide: “Soffriamo grandi persecuzioni in vista del premio”. Affermavano gli apostoli e i martiri con san Paolo: “Siamo come condannati a morte; poiché con le nostre sofferenze siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti” per “la quantità smisurata ed eterna di gloria” che “il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura”. Contempliamo in alto, gli angeli che ci esortano: “Abbiate cura di non perdere la corona assegnata alla vostra croce portata con pazienza. Se voi non la portate come si conviene, un altro lo farà al vostro posto e rapirà la corona”. «Combattete da forti soffrendo con pazienza- ci dicono tutti i santi- e riceverete un regno eterno”. Ascoltiamo, infine, la voce di Gesù Cristo: “Darò la mia ricompensa solo a chi soffrirà e vincerà con pazienza”. In basso, osserviamo il posto che ci spetterebbe giustamente nell'inferno con il cattivo ladrone e con i dannati, se, come loro, soffrissimo mormorando con risentimento e desiderio di rivincita. Esclamiamo con sant'Agostino: “Brucia, Signore, taglia, recidi, tronca in questo mondo in punizione dei miei peccati, purché tu abbia a perdonarli nell'eternità”»[4].

Note:

[1] San Luigi Maria Grignion de Montfort, sacerdote, che percorse le terre della Francia occidentale proclamando il mistero della Sapienza Eterna; fondò Congregazioni, predicò e scrisse sulla croce di Cristo e sulla vera devozione a Maria Vergine e ricondusse molti a una vita di penitenza; nel villaggio di Saint-Laurent-sur-Sèvre in Francia pose, infine, termine al suo pellegrinaggio terreno (Martirologio Romano).

[2] «La Croce di Gesù e la Madre di Gesù: ecco i due poli della vita personale e dell’apostolato del Montfort (…). Messo in croce egli stesso, Luigi Maria era in diritto di predicare autorevolmente il Cristo Crocifisso. Andando controcorrente, innalzava dovunque dei Calvari che poi ricostruiva con pazienza indefettibile, ove lo spirito del secolo, nemico della croce di Cristo li aveva fatti demolire»: Pio XII, Discorso ai pellegrini convenuti a Roma per la canonizzazione di Luigi Maria di Montfort (21.7.1947).

[3] San Luigi M. Grignion de Montfort, Lettera agli amici della Croce, n. 18.

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