Abbiamo scritto sulla vera devozione alla Madonna con stralci significativi. Infatti, non sono sufficienti le devozioni esteriori, formali, convenzionali. Occorre che la devozione sia illuminata, intelligente, feconda. Essa deve essere il risultato di convinzioni solide; produrre risoluzioni durature. Proprio per questo non ci stanchiamo di raccomandare la lettura del “Trattato della Vera devozione a Maria” di San Luigi Maria Grignion di Montfort a tutti voi cari amici.Ed è proprio di questo santo francese, grande predicatore e grande perseguitato, che il compianto Papa Giovanni Paolo II ha preso il motto per il suo stemma “Totus tuus”. Se vuoi ti proponiamo cenni storici importanti...La devozione mariana e l’apostolato contro-rivoluzionario
Oggi sono molti i cattolici — chiaramente fuori dagli ambienti progressisti — che conoscono e ammirano l’opera del grande e ardente missionario popolare del secolo XVIII.Nacque a Montfort-sur-Meu o Montfort-la-Cane, in Bretagna, nell’anno 1673. Ordinato sacerdote nel 1700, fino alla morte, nell’anno 1716, si dedicò alla predicazione di missioni alle popolazioni rurali e urbane di Bretagna, Normandia, Poitou, Vandea, Aunis, Saintonge, Anjou e Maine. Le città in cui predicò, comprese le più importanti, vivevano in gran parte dell’agricoltura ed erano profondamente segnate dalla vita rurale. Per questa ragione san Luigi Maria, benché non abbia predicato esclusivamente a contadini, può però essere considerato essenzialmente un apostolo di popolazioni rurali.
1. Apostolato battagliero e invitto
Nelle sue predicazioni, che in termini moderni potrebbero dirsi sommamente aggiornate (1), non si limitava a insegnare la dottrina cattolica in termini che servissero per qualsiasi epoca e per qualunque luogo, ma sapeva dare risalto ai punti più necessari per i fedeli che lo ascoltavano.Il tipo del suo aggiornamento lascerebbe probabilmente sconcertati molti adepti del moderno aggiornamento. Non vedeva gli errori del suo tempo come semplici frutti di equivoci intellettuali nati da uomini di insospettabile buona fede, perciò come errori che un dialogo abile e piacevole può sempre dissipare.Capace di sostenere il dialogo cortese e conquistante, egli tuttavia non perdeva di vista tutta l’influenza del peccato originale e dei peccati attuali, e neppure l’azione del principe delle tenebre nella genesi e nello svolgimento dell’immane lotta mossa dall’empietà contro la Chiesa e la civiltà cristiana.La celebre trilogia demonio, mondo e carne, presente nelle riflessioni dei teologi e dei missionari di buona dottrina in tutti i tempi, gli pareva uno degli elementi basilari per la diagnosi dei problemi del suo secolo. E così, come le situazioni richiedevano, sapeva essere ora soave e dolce come un angelo messaggero dell’amore o del perdono di Dio, ora battagliero e invitto, come un angelo incaricato di annunciare le minacce della giustizia divina contro i peccatori ribelli e incalliti. Questo grande apostolo seppe alternativamente dialogare e polemizzare, e in lui il polemista non ostacolava l’effusione delle dolcezze del Buon Pastore, né la mansuetudine pastorale annacquava i santi rigori del polemista.Con questo modello, siamo ben lontani da certi progressisti per i quali tutti i nostri fratelli separati, eretici o scismatici, sono necessariamente in buona fede, ingannati da semplici equivoci, così che polemizzare con loro è sempre un errore e un peccato contro la carità.
1. Apostolato battagliero e invitto
Nelle sue predicazioni, che in termini moderni potrebbero dirsi sommamente aggiornate (1), non si limitava a insegnare la dottrina cattolica in termini che servissero per qualsiasi epoca e per qualunque luogo, ma sapeva dare risalto ai punti più necessari per i fedeli che lo ascoltavano.Il tipo del suo aggiornamento lascerebbe probabilmente sconcertati molti adepti del moderno aggiornamento. Non vedeva gli errori del suo tempo come semplici frutti di equivoci intellettuali nati da uomini di insospettabile buona fede, perciò come errori che un dialogo abile e piacevole può sempre dissipare.Capace di sostenere il dialogo cortese e conquistante, egli tuttavia non perdeva di vista tutta l’influenza del peccato originale e dei peccati attuali, e neppure l’azione del principe delle tenebre nella genesi e nello svolgimento dell’immane lotta mossa dall’empietà contro la Chiesa e la civiltà cristiana.La celebre trilogia demonio, mondo e carne, presente nelle riflessioni dei teologi e dei missionari di buona dottrina in tutti i tempi, gli pareva uno degli elementi basilari per la diagnosi dei problemi del suo secolo. E così, come le situazioni richiedevano, sapeva essere ora soave e dolce come un angelo messaggero dell’amore o del perdono di Dio, ora battagliero e invitto, come un angelo incaricato di annunciare le minacce della giustizia divina contro i peccatori ribelli e incalliti. Questo grande apostolo seppe alternativamente dialogare e polemizzare, e in lui il polemista non ostacolava l’effusione delle dolcezze del Buon Pastore, né la mansuetudine pastorale annacquava i santi rigori del polemista.Con questo modello, siamo ben lontani da certi progressisti per i quali tutti i nostri fratelli separati, eretici o scismatici, sono necessariamente in buona fede, ingannati da semplici equivoci, così che polemizzare con loro è sempre un errore e un peccato contro la carità.
2. La buona dottrina e la sapienza della Croce contro la coalizione degli errori
La società francese dei secoli XVII e XVIII — il nostro santo visse, come abbiamo visto, al tramonto dell’uno e nei primi decenni dell’altro — era gravemente malata. Tutto la preparava a ricevere passivamente l’inoculazione dei germi dell’enciclopedismo e a franare poi nella catastrofe della Rivoluzione francese.
Per presentare in questa sede un quadro circoscritto di essa e, quindi, necessariamente molto semplificato — indispensabile tuttavia per comprendere la predicazione del nostro santo —, si può dire che nelle tre classi sociali, clero, nobiltà e popolo, prevalevano due tipi spirituali: i lassisti e i rigoristi; i lassisti, tendenti a una vita di piaceri che portava alla dissoluzione e allo scetticismo; i rigoristi, propensi a un moralismo aspro, formalista e tetro, che portava alla disperazione quando non alla ribellione. Mondanismo e giansenismo erano i due poli che esercitavano una nefasta attrazione, anche in ambienti reputati fra i più pii e i più morali della società del tempo.
L’uno e l’altro — come spesso accade con gli estremi dell’errore — portavano a uno stesso risultato. Infatti, ciascuno per la sua strada allontanava le anime dal sano equilibrio spirituale della Chiesa. In realtà questa applica con ammirevole armonia la dolcezza e il rigore, la giustizia e la misericordia. Essa da un lato ci afferma la grandezza naturale autentica dell’uomo — sublimata dalla sua elevazione all’ordine soprannaturale e dal suo inserimento nel Corpo Mistico di Cristo — e d’altro lato ci fa vedere la miseria in cui ci ha gettati il peccato originale, con tutta la sua sequela di nefaste conseguenze.
Niente di più normale della coalizione degli errori estremi e contrari di fronte all’apostolo che predicava la dottrina cattolica autentica: il vero contrario di uno squilibrio non è lo squilibrio opposto, ma l’equilibrio. E così l’odio che anima i seguaci degli errori opposti non li scaglia gli uni contro gli altri, ma piuttosto li lancia contro gli apostoli della Verità. Soprattutto quando questa verità è proclamata con vigorosa franchezza, mettendo in risalto i punti che divergono più acutamente dagli errori in voga.
La predicazione di san Luigi Maria Grignion di Montfort fu proprio di questo tipo. Le sue prediche, pronunciate generalmente di fronte a grandi uditori popolari, culminavano abbastanza spesso in autentiche apoteosi di contrizione, di penitenza e di entusiasmo. La sua parola chiara, fiammeggiante, profonda, coerente, scuoteva le anime illanguidite dalle mille modalità di mollezza e di sensualità che in quell’epoca si diffondevano dalle classi alte agli altri strati della popolazione.
Alla fine delle sue prediche, gli uditori riunivano spesso sulla pubblica piazza mucchi di oggetti frivoli o sensuali e di libri empi, a cui davano fuoco. Mentre ardevano le fiamme, il nostro infaticabile missionario prendeva nuovamente la parola, incitando il popolo all’austerità.
Quest’opera di rigenerazione morale aveva un senso fondamentalmente soprannaturale e pio. Gesù Cristo crocifisso, il suo Sangue prezioso, le sue Piaghe sacratissime, i Dolori di Maria, erano il punto di partenza e il termine della sua predicazione. Proprio per questo promosse a Pont-Château la costruzione di un grande Calvario che avrebbe dovuto essere il centro di convergenza di tutto il movimento spirituale da lui suscitato.
Nella Croce il nostro santo vedeva la fonte di una superiore sapienza, la sapienza cristiana, che insegna all’uomo a vedere e ad amare nelle cose create manifestazioni e simboli di Dio; a preporre la fede alla ragione orgogliosa; la fede e la retta ragione ai sensi ribelli, la morale alla volontà sregolata, lo spirituale al materiale, l’eterno al contingente e al transitorio.
3. La devozione alla Madonna Mediatrice Universale
Ma questo ardente predicatore dell’austerità cristiana genuina non aveva niente dell’austerità taciturna, biliosa e gretta di un Calvino. Essa era addolcita da una tenerissima devozione alla Madonna.
Si può dire che nessuno portò a maggiore altezza la devozione alla Madre di Misericordia. La Madonna, in quanto mediatrice necessaria — per divina decisione — fra Gesù Cristo e gli uomini, fu l’oggetto del suo continuo trasporto, il tema che suscitò le sue meditazioni più profonde e più originali. Nessun critico serio può negare a esse la qualifica di ispiratamente geniali. Intorno alla Mediazione Universale di Maria — oggi verità di fede — san Luigi Maria Grignion di Montfort costruì tutta una mariologia che è il maggior monumento di tutti i secoli alla Vergine Madre di Dio.
Ecco i tratti principali della sua mirabile predicazione, tutta condensata nei tre lavori principali scritti dal santo, la Lettera agli Amici della Croce, L’amore dell’eterna Sapienza e il Trattato della vera devozione a Maria, una specie di mirabile trilogia, tutta d’oro e di fuoco, dalla quale emerge, capolavoro fra i capolavori, il Trattato della vera devozione a Maria.
Attraverso queste opere possiamo renderci conto di quale fu la sostanza della predicazione di san Luigi Maria Grignion di Montfort.
4. Perseguitato dai giansenisti, vaticina la Rivoluzione e prepara gli eroi della Contro-Rivoluzione
Il nostro santo fu un gran perseguitato. Questo carattere della sua esistenza è messo in luce da tutti i suoi biografi (2).
Un uragano furioso si levò contro la sua predicazione, scatenato dai mondani, dagli scettici infuriati davanti a tanta fede e a tanta austerità, e dai giansenisti indignati davanti a un’insigne devozione alla Madonna, dalla quale emanava una soavità inesprimibile. Da ciò trasse origine un turbine che gli sollevò contro, per così dire, tutta la Francia.
Spesso, come successe nel 1705 nella città di Poitiers, i suoi magnifici autos de fe contro l’immoralità furono interrotti per ordine di autorità ecclesiastiche, che evitavano così la distruzione di quegli oggetti di perdizione. In quasi tutte le diocesi di Francia gli fu negato l’esercizio del ministero sacerdotale. Dopo il 1711, solo i vescovi di La Rochelle e di Luçon gli permisero l’attività missionaria. E, nel 1710, Luigi XIV ordinò la distruzione del Calvario di Pont-Château.
Di fronte a questo enorme potere del male il nostro santo si rivelò profeta. Con parole di fuoco, denunciò i germi che minavano la Francia di allora e vaticinò una catastrofica sovversione che ne sarebbe derivata (3). Il secolo in cui san Luigi Maria morì non ebbe termine senza che la Rivoluzione francese confermasse in modo sinistro le sue previsioni.
Fatto nello stesso tempo sintomatico ed entusiasmante: le regioni nelle quali il nostro santo fu libero di predicare la sua dottrina e in cui le masse umili lo seguirono, furono quelle in cui gli chouan (4) si sollevarono con le armi in pugno contro l’empietà e la sovversione. Erano i discendenti dei contadini ai quali il grande santo aveva predicato le sue missioni e che erano così stati preservati dai germi della Rivoluzione.
Note:
(1) In italiano nel testo, come poi "aggiornamento" (ndr).(2) Fra le numerose biografie, citiamo quella di padre Camilo Abad S.J., in Obras de San Luis María Grignion de Montfort, vol. III, BAC, Madrid; padre Louis Le Crom S.M.M, Un apôtre marial. Saint Louis-Marie Grignion de Montfort (1673-1716), Les traditions françaises, Tourcoing (Nord) 1946; e monsignor August Laveille, Le Bienheureux Louis-Marie Grignion de Montfort d’après des documents inédits, Poussielgue, Parigi 1907.(3) Cfr. il nostro , in Catolicismo, anno V, n. 55, luglio 1955, pp. 1-2.(4) Con questo nome vengono indicati, in genere, i combattenti della Contro-Rivoluzione in Francia.
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