Il cammino spirituale vive periodi ardui che la segneranno per sempre.
La prima fase, la più buia, è certamente quando le viene detto d’essere indegna nel ricevere la SS. Eucaristia, perché rea di eresia e di travisamento della retta Dottrina. Attraverso tutte le diocesi filtra la lettera del suo Vescovo, che lapidariamente diffida i fedeli dal frequentare anche solo la ragazza, pena la scomunica. Sono giorni terribili: non passa occasione che dai pulpiti o dalle aule di conferenze si dica di tutto, ora prendendo spunto dal Vangelo mediante estrapolazioni adattate e del tutto personali, ora costituendo veri e propri seminari atti a generare diffidenze e ostilità sino a provocare un autentico caso che diviene mediatico. Debora da sempre ha creduto nella cattiva mediazione di quanti si sono ritrovati a fare cortina di ferro in mezzo a un mancato dialogo.
Vi è poi la seconda fase caratterizzata dal divieto di ricevere la SS. Vergine nel luogo delle Apparizioni. La Chiesa locale obbligandola all’obbedienza, pur non ritenendo opportuno dichiararlo apertamente, vuole porre fine alla storia. Ma la Signora dopo un tempo, in cui in teoria avrebbe dovuto avvenire un’apertura di dialogo, chiede a Debora di non scoraggiarsi e di non avere timore nel continuare a riceverLa in quel luogo, ribadendo quanto San Pietro ebbe a dire sulla testimonianza della Verità, nonostante la persecuzione di cui fu oggetto.
Gesù: «Figlia mia, tu devi essere paziente nell’accettare le privazioni che alcuni dei Miei ti impongono, ma nel momento in cui si chiede di soffocare e non di conoscere, è arrivato il momento che tu prenda la tua croce e, sempre nella tua bocca il Mio Nome, morire nello splendore della Verità» (3.10.1994).
Maria SS.: «Figliola… ho donato i segni necessari (lacrimazioni e trasudazioni di olio) per farmi riconoscere» (23.5.1995).
Tuttora una delle accuse, che viene sbandierata è la mancanza di obbedienza alla Chiesa. Fino a oggi nessuna delle accuse propinate per vie legali ha retto! Infatti, nonostante i pareri nettamente negativi sull’Apparizione, Debora è avvicinata da decine di sacerdoti, sia per studio che per convinzione personale. A nessuno di essi è stato concesso tuttavia, previa scomunica «late sententiae», di restarle vicino per guidarla o più semplicemente per condividere la pesante Croce. Tuttavia alcuni consacrati, nel silenzio, ne ricevono le confessioni e l’aiutano spiritualmente.
Contro la ragazza, si accanisce perfino il patrigno, che per dichiararsi estraneo ai fatti, la priva del cognome. L’amministrazione comunale fa la sua parte rimettendosi all’autorità civile a seguito delle denunce di abusivismo da parte dei vigili urbani. Sebbene tutta la zona denominata Cittu Cittu a causa del circondario sorto con opere illegali sia abusivo, la piccola Cappella come altre opere all’interno della Celeste Verdura sono ritenute abitative (Croce, Grotta di Nazaret, Via Mariana, Santo Sepolcro) e per questo un continuo supplizio, che pur essendo di breve durata, la sfiniscono.
L’unico conforto umano le viene dato da famiglie, che le hanno aperto il cuore: esse diventano oasi del riposo. Nasce un’associazione, ma anch’essa subisce presto la prova del fuoco della contraddizione. Queste creature sono scacciate dalle chiese con l’accusa di sobillare e disprezzare i decreti del Vescovo e sono messe al bando. Per aver scelto di ricevere il Santissimo in ginocchio o con una genuflessione, vengono minacciate di essere private dei Sacramenti perché considerate «fuori della Chiesa». Proprio da qui nasce la spina più acuta della sofferenza di Debora che si sente causa di tanto malessere.
L’antico avversario ha una grande possibilità per destabilizzarla, tentarla di disistima, trascinarla nello sconforto, gettarla nella cosiddetta notte dell’anima. In questo clima, dopo un’attenta revisione di vita, Debora comprende che quel senso di insoddisfazione è un misterioso strumento per realizzare la via indicata dal Signore. Il Padre Celeste infatti non tarda a darle una risposta, ponendole accanto un bravo ragazzo del posto. Il 12 settembre 2002 si sposano a Lecce, lontano da Manduria, perché il Vescovo non gradisce la celebrazione del loro matrimonio in diocesi, e sceglie per loro la chiesa di Santa Rosa.
Questo fatto è apparso a molti insolito, come d’altronde quell’obbedienza, mai volutamente accertata per iscritto e resa virtuale. Non tarda, infatti, la negazione circa un’intesa accordata verbalmente e in forza della convinzione che il matrimonio avrebbe fiaccato Debora dalla sua missione, nuove pronunce ufficiali e negative vengono diffuse. Niente di nuovo!
Durezza e ostilità le hanno creato una vita difficilissima, ma la neonata famiglia sarà per lei un grande dono della tenerezza di Dio. All’interno del focolare domestico conoscerà la bellezza, il calore, la comprensione, la corrispondenza, cose mai sperimentate! Il Cielo la invita a riprendere il suo cammino spirituale, nato dalle radici del significato di Celeste Verdura.
Una nuova aggressione però è in agguato. Questa volta il demonio cambia tattica e, insidiando i membri del Movimento d’Amore, le crea il vuoto intorno in uno dei momenti più delicati del passaggio e dello sviluppo dell’Opera. In questa prova ella offre il meglio dell’insegnamento ricevuto, e con sapienza e sacrificio restituisce pace e aria nuova, ai cuori persi nell’oblio delle persecuzioni e di se stessi. Il 7 gennaio 2004 termina per lei veramente un periodo di molte lacrime e inizia un cammino di nuova maturazione, che nel matrimonio meglio si sperimenta. Nasce Francesco Maria e la Provvidenza le fa sperimentare una impressionante ripresa di volontà a servire il Messaggio di Maria SS.ma
La giovane, pur essendo aperta, risente ancora delle reticenze proprie della sua età e non ha ancora compreso l’amore totale e nello stesso tempo i gradi di potenza che lo rendono maggiore, indelebile. Come altri mistici Debora è davanti all’immensità di un Dio esigente nel rapido passaggio alle virtù, esercizio caratterizzato da lotte, sforzi e talvolta fallimenti. L’incontro tra Creatore e creatura si traduce in scuola concreta perché non si perda la dimensione spirituale che si è palesata. Molto presto il suo cammino mistico progredisce e la crescita diviene fusione.
Scrive Pascal: «Per quanto siano “in alto”, i mistici restano sempre in qualche cosa simili ai più piccoli degli uomini».
Chiaramente eletta ad alta contemplazione del Divino, nell’esperienza riparatrice della Passione, Debora non nasconde le fragilità di una ragazza indifesa davanti all’agire misterioso del Cielo. Esuberante nel temperamento, è immersa nel drammatico dolore fisico e consolata direttamente da Gesù. Egli le permette così di penetrare il Suo Sacratissimo Cuore, celato sotto i veli Eucaristici, maturandole una personalità capace di sopportare il peso di un difficile carisma. La Quaresima del 1995 è carica di richiami alla partecipazione della sofferenza del Divino Crocifisso.
Vi è poi la seconda fase caratterizzata dal divieto di ricevere la SS. Vergine nel luogo delle Apparizioni. La Chiesa locale obbligandola all’obbedienza, pur non ritenendo opportuno dichiararlo apertamente, vuole porre fine alla storia. Ma la Signora dopo un tempo, in cui in teoria avrebbe dovuto avvenire un’apertura di dialogo, chiede a Debora di non scoraggiarsi e di non avere timore nel continuare a riceverLa in quel luogo, ribadendo quanto San Pietro ebbe a dire sulla testimonianza della Verità, nonostante la persecuzione di cui fu oggetto.
Gesù: «Figlia mia, tu devi essere paziente nell’accettare le privazioni che alcuni dei Miei ti impongono, ma nel momento in cui si chiede di soffocare e non di conoscere, è arrivato il momento che tu prenda la tua croce e, sempre nella tua bocca il Mio Nome, morire nello splendore della Verità» (3.10.1994).
Maria SS.: «Figliola… ho donato i segni necessari (lacrimazioni e trasudazioni di olio) per farmi riconoscere» (23.5.1995).
Tuttora una delle accuse, che viene sbandierata è la mancanza di obbedienza alla Chiesa. Fino a oggi nessuna delle accuse propinate per vie legali ha retto! Infatti, nonostante i pareri nettamente negativi sull’Apparizione, Debora è avvicinata da decine di sacerdoti, sia per studio che per convinzione personale. A nessuno di essi è stato concesso tuttavia, previa scomunica «late sententiae», di restarle vicino per guidarla o più semplicemente per condividere la pesante Croce. Tuttavia alcuni consacrati, nel silenzio, ne ricevono le confessioni e l’aiutano spiritualmente.
Contro la ragazza, si accanisce perfino il patrigno, che per dichiararsi estraneo ai fatti, la priva del cognome. L’amministrazione comunale fa la sua parte rimettendosi all’autorità civile a seguito delle denunce di abusivismo da parte dei vigili urbani. Sebbene tutta la zona denominata Cittu Cittu a causa del circondario sorto con opere illegali sia abusivo, la piccola Cappella come altre opere all’interno della Celeste Verdura sono ritenute abitative (Croce, Grotta di Nazaret, Via Mariana, Santo Sepolcro) e per questo un continuo supplizio, che pur essendo di breve durata, la sfiniscono.
L’unico conforto umano le viene dato da famiglie, che le hanno aperto il cuore: esse diventano oasi del riposo. Nasce un’associazione, ma anch’essa subisce presto la prova del fuoco della contraddizione. Queste creature sono scacciate dalle chiese con l’accusa di sobillare e disprezzare i decreti del Vescovo e sono messe al bando. Per aver scelto di ricevere il Santissimo in ginocchio o con una genuflessione, vengono minacciate di essere private dei Sacramenti perché considerate «fuori della Chiesa». Proprio da qui nasce la spina più acuta della sofferenza di Debora che si sente causa di tanto malessere.
L’antico avversario ha una grande possibilità per destabilizzarla, tentarla di disistima, trascinarla nello sconforto, gettarla nella cosiddetta notte dell’anima. In questo clima, dopo un’attenta revisione di vita, Debora comprende che quel senso di insoddisfazione è un misterioso strumento per realizzare la via indicata dal Signore. Il Padre Celeste infatti non tarda a darle una risposta, ponendole accanto un bravo ragazzo del posto. Il 12 settembre 2002 si sposano a Lecce, lontano da Manduria, perché il Vescovo non gradisce la celebrazione del loro matrimonio in diocesi, e sceglie per loro la chiesa di Santa Rosa.
Questo fatto è apparso a molti insolito, come d’altronde quell’obbedienza, mai volutamente accertata per iscritto e resa virtuale. Non tarda, infatti, la negazione circa un’intesa accordata verbalmente e in forza della convinzione che il matrimonio avrebbe fiaccato Debora dalla sua missione, nuove pronunce ufficiali e negative vengono diffuse. Niente di nuovo!
Durezza e ostilità le hanno creato una vita difficilissima, ma la neonata famiglia sarà per lei un grande dono della tenerezza di Dio. All’interno del focolare domestico conoscerà la bellezza, il calore, la comprensione, la corrispondenza, cose mai sperimentate! Il Cielo la invita a riprendere il suo cammino spirituale, nato dalle radici del significato di Celeste Verdura.
Una nuova aggressione però è in agguato. Questa volta il demonio cambia tattica e, insidiando i membri del Movimento d’Amore, le crea il vuoto intorno in uno dei momenti più delicati del passaggio e dello sviluppo dell’Opera. In questa prova ella offre il meglio dell’insegnamento ricevuto, e con sapienza e sacrificio restituisce pace e aria nuova, ai cuori persi nell’oblio delle persecuzioni e di se stessi. Il 7 gennaio 2004 termina per lei veramente un periodo di molte lacrime e inizia un cammino di nuova maturazione, che nel matrimonio meglio si sperimenta. Nasce Francesco Maria e la Provvidenza le fa sperimentare una impressionante ripresa di volontà a servire il Messaggio di Maria SS.ma
La giovane, pur essendo aperta, risente ancora delle reticenze proprie della sua età e non ha ancora compreso l’amore totale e nello stesso tempo i gradi di potenza che lo rendono maggiore, indelebile. Come altri mistici Debora è davanti all’immensità di un Dio esigente nel rapido passaggio alle virtù, esercizio caratterizzato da lotte, sforzi e talvolta fallimenti. L’incontro tra Creatore e creatura si traduce in scuola concreta perché non si perda la dimensione spirituale che si è palesata. Molto presto il suo cammino mistico progredisce e la crescita diviene fusione.
Scrive Pascal: «Per quanto siano “in alto”, i mistici restano sempre in qualche cosa simili ai più piccoli degli uomini».
Chiaramente eletta ad alta contemplazione del Divino, nell’esperienza riparatrice della Passione, Debora non nasconde le fragilità di una ragazza indifesa davanti all’agire misterioso del Cielo. Esuberante nel temperamento, è immersa nel drammatico dolore fisico e consolata direttamente da Gesù. Egli le permette così di penetrare il Suo Sacratissimo Cuore, celato sotto i veli Eucaristici, maturandole una personalità capace di sopportare il peso di un difficile carisma. La Quaresima del 1995 è carica di richiami alla partecipazione della sofferenza del Divino Crocifisso.
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