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Una preghiera speciale: la Piaga del Volto Santo ancora poco conosciuta

Dolce Gesù, Signor mio, contemplando il tuo Volto sfigurato dall’odio,mi appare chiara tutta quanta la tribolazione, nella quale gli uomini sono immersi!
Oggi Tu mi chiami...con l’espressione del patimento, che miro nella Tua Faccia sporcata, vituperata e tumefatta dalla violenza, che non ha tregua. Ecco io, misera quale sono, vedo dinanzi a me un altro segno della Tua ricchezza con cui vuoi guarire il mondo: la Piaga della guancia destra.
si è dissetato l’umano Mio ricercare ed ha ripreso forza la mia debole umanità. Qui si è fermato il mio sguardo, si è fatta silente ogni ansia interiore,
O preziosissima Piaga, che emani il desiderio divino di offrire alle creature amore, perdono e guarigione, dammi inalterabile pazienza davanti al cammino santificante della prova che debbo affrontare! Rammentando il dolore patito per la dolorosissima bastonata sul Tuo zigomo roseo e virgineo, scaturisce in me un’inesauribile grazia di seguirTi, perseverando alla Tua sequela. O Amore non amato, permetti che mediante tal Piaga sconosciuta, io mi chini a raccogliere nell’anima il Sangue Divino da essa scaturito.
Liberami da ogni colpa che proviene fin dalla settima generazione!
Purificami nel linguaggio inculcato dalla logica della materia!
Guariscimi nei pensieri e nei ricordi, che continuano a sconvolgere la miamente a causa di peccati commessi.
O Gesù adorato, grazie per avermi rivelato tutto il tesoro nascosto nella venerazione a questa Piaga, che mi è dolce onorare ogni giorno della mia vita, come segno della Tua presenza viva ed operante nella Chiesa. Ora abbasso gli occhi, Ti bacio perché ho perfetta fiducia nelle Tue promesse e Ti dico: come Tu vuoi, dove Tu vuoi, quando Tu vuoi, visitami con la Tua Passione, con la Tua Potenza, con la Tua Gloria. Amèn.
(preghiera composta da Debora)

Ci scrivono e noi pubblichiamo

Non Servirà cari amici prendersela con la povera Debora; altri prima di Lei hanno visto e testimoniato tuttavia la storia si ripete e noi dobbiamo ricordare per non dimenticare....
La Vergine, il peccato, la distruzione

Non ho idea se sia un fake, quella foto che lunedì e martedì campeggiava su tutti i giornali cartacei e online. È la foto iconica di questo pazzo momento della storia del creato: un fulmine che scendeva verticale sopra San Pietro. Un’immagine incisiva, talmente perfetta che sintetizzava la notizia e la rilanciava oltre, nella pura suggestione, nelle emozioni più primordiali dell’uomo davanti al mistero: la paura dei tuoni, dell’ira del cielo, quello che per alcuni è il motore che spinge l’uomo verso la religione: Zeus, Thor, Set, Mulungu... Nei tempi dei pagani, i lampi erano un buon motivo per dedicare un po’ di tempo alle cose spirituali...

Anche nei giorni dell’empietà totalizzante, l’ira di Dio fa ancora effetto? Forse sì. Malgrado i pompieri spuntati un po’ ovunque, della gravità del momento si sono accorti tutti. Un amico, un giovane saggista cattolico piuttosto noto in ambito nazionale, mi ha confidato al telefono di invidiarmi perché non ho figli. «Non ho idea in che mondo vivranno i miei». Per una volta, non pareva la classica sparata lamentosa sulla degenerazione secolare del mondo. Questa volta ho sentito nella sua voce la paura vera.

Massimo Introvigne ha scritto, con la consueta delicatezza, che viviamo tempi «tecnicamente apocalittici», raddrizzando però subito il tiro e parlandoci del senso greco della parola Apocalisse, che come noto significa “rivelazione”. Poi però riporta interi passaggi delle profezie di Ildegarda Von Bingen:

«Ero nascosta nel cuore del Padre – dice Nostra Signora a Santa Ildegarda – finché il Figlio dell’uomo, concepito e partorito nella verginità, sparse il suo sangue. Con questo sangue, quale sua dote, mi ha preso come sua sposa. Le stimmate del mio sposo rimangono fresche e aperte, finché sono aperte le ferite dei peccati degli uomini. Proprio questo restare aperte delle ferite di Cristo è la colpa dei sacerdoti. Essi stracciano la mia veste poiché sono trasgressori della Legge, del Vangelo e del loro dovere sacerdotale. Tolgono lo splendore