La
Messa è essenziale per il bene comune
Di Stefano Fontana_
Ogni Messa, come insegna il Concilio, ha per sua
natura un’“indole pubblica e sociale". Il sacrificio di Cristo che nella
Messa si rinnova è universale, ossia è per la salvezza del mondo
intero. L’Eucarestia, diceva Benedetto XVI, ha a tal punto un significato
pubblico da spingere ad un impegno coraggioso nelle strutture di questo mondo
tramite la Dottrina sociale della Chiesa.
Nel valutare la sospensione delle Messe “per il bene
comune”, abbiamo visto che i cattolici si dividono in tre gruppi : c’è chi approva perché con la lotta umana al
coronavirus il trascendente non c’entra nulla e i miracoli sono superstizioni;
c’è chi disapprova perché la Messa ha anche un valore civico di produzione di
solidarietà orizzontale molto utile nei momenti difficili; c’è chi disapprova
per motivi più radicali, perché pensa che anche per contagi ed epidemie i
giochi veri si svolgano in Cielo, con effetti poi ridondanti anche sulla terra.
La risposta vera deve partire da cosa è la Santa
Messa e se ha per natura una dimensione pubblica. La Santa Messa è il
Cielo che scende sulla terra. Nel sacrificio eucaristico viene rinnovata
sacramentalmente la morte e la resurrezione di nostro Signore, con cui Egli ha
rinnovato la creazione dopo il peccato. Come insegna il Catechismo, essa
“ri-presenta il Sacrificio della Croce, perché ne è il memoriale e perché ne
applica il frutto”. La Messa ha effetti salvifici perché nell’Eucarestia viene
conferita la vita soprannaturale. Essa ci unisce tra noi nella Chiesa, ossia in
una comunità più forte delle nostre comunità umane perché non è costituta da
noi ma noi siamo costituti in essa. Tale unione riguarda i fedeli della Chiesa
militante sulla terra ed anche le anime del Purgatorio in stato di purificazione
e le anime glorificate e giustificate: la Messa quindi ci inserisce nella
comunione dei santi. Nell’Esortazione Ecclesia de Eucarestia del
2003, Giovanni Paolo II lamentava che la Messa fosse spesso considerata come un
“incontro conviviale e fraterno” e non come Sacrificio dagli abbondanti frutti
salvifici. La Messa è anche convito, ma convito sacrificale “segnato dal sangue
versato sul Golgota”.
Ogni Messa, come insegna il Concilio, ha per sua
natura un’ “indole pubblica e sociale. Il sacrificio di Cristo - insegnava
Paolo VI nella Mysterium fidei - che nella Messa si rinnova è
universale, ossia è per la salvezza del mondo intero: “da tale Messa deriva
grande abbondanza di particolari grazie, a vantaggio sia dello stesso
sacerdote, sia del popolo fedele e di tutta la Chiesa, anzi di tutto il mondo”.
E questo avviene anche quando la Messa è detta in forma cosiddetta “privata”
perché, per qualche motivo, non può esservi un’assemblea: anche in questo caso
essa mantiene un significato pubblico e contribuisce molto “anche alla salvezza
del genere umano”.
Benedetto XVI, nella Introduzione al volume all’Opera
Omnia sulla liturgia, al significato pubblico aggiunge anche
quello cosmico: “la liturgia si celebra verso la vastità del cosmo, essa
abbraccia insieme il creato e la storia. Questo era il significato
dell’orientamento verso est della preghiera: Il Redentore, al quale rivolgiamo
la nostra preghiera, è anche il Creatore, e così nella liturgia rimane sempre
presente anche l’amore per la creazione e la responsabilità nei suoi
confronti”. Dio è il creatore non solo del cosmo fisico ma anche del cosmo
umano, ossia della società.
Il carattere universale, pubblico, e sociale della
messa e dell’Eucarestia incentrato sulla “nuova creazione” spiega perché
non si tratta solo di devozione e la Chiesa ha espresso la sua fede anche
attraverso una serie di espressioni esterne, come per esempio la celebrazione
delle messe durante le pestilenze, in prossimità di conflitti per la fede
e durante le guerre. Spiega anche il senso delle processioni eucaristiche per
invocare la protezione divina sulla città o l’adorazione pubblica del
Santissimo Sacramento. Se anche nella forma della celebrazione “privata” la
Messa e l’Eucarestia esprimono sacramentalmente e veramente un valore salvifico
universale, a maggior ragione la Chiesa fa bene a promuoverne la partecipazione
assembleare e le manifestazioni esterne. Non c’è contrasto tra l’invito dei
Pontefici ai sacerdoti a celebrare quotidianamente la messa in privato e la
necessità di una sua presenza pubblica.
Il significato pubblico della Messa a garanzia
soprannaturale del bene comune è insegnata anche da Benedetto XVI nei
paragrafi conclusivi dell’Esortazione Sacramentum caritatis del
2007. “L'unione con Cristo che si realizza nel Sacramento – egli scrive - ci
abilita anche ad una novità di rapporti sociali: la mistica del
Sacramento ha un carattere sociale. Infatti, l'unione con Cristo è allo stesso
tempo unione con tutti gli altri ai quali Egli si dona”. L’Eucarestia ha a tal punto
un significato pubblico da spingere ad un impegno coraggioso nelle strutture di
questo mondo tramite le Dottrina sociale della Chiesa: “in questo prezioso
patrimonio, proveniente dalla più antica tradizione ecclesiale, troviamo gli
elementi che orientano con profonda sapienza il comportamento dei cristiani di
fronte alle questioni sociali scottanti”.
Purtroppo la secolarizzazione ci ha abituato a pensare
ogni livello come autonomo: la tecnica autonoma dalla scienza, la scienza
autonoma dalla politica, la politica autonoma dell’etica, l’etica autonoma
dalla religione… Ogni gradino sarebbe in grado di raggiungere autonomamente i
propri fini, e sostenere il contrario sarebbe integralismo. Ma il
Fine ultimo non è l’ultimo gradino di una scala che semplicemente si aggiunge
ai precedenti, esso coincide invece col Principio. Nessun gradino intermedio
può farcela da solo: “Senza di me non potete fare nulla”.
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